Indice

PRESENTAZIONE
INTRODUZIONE
CASTELFIDARDO LONGOBARDO
UNA CONTRADA, UN MONASTERO, UNA CHIESA, UN CULTO: S. VITTORE
IL PALAZZO COMUNALE
LE TRE PORTE
LA CHIESA E IL CONVENTO DI S. FRANCESCO
IL MONASTERO DI S. BENEDETTO
IL CIMITERO NAPOLEONICO
UNA LETTERA INEDITA SULLA BATTAGLIA DI CASTELFIDARDO (1860)
IL MONUMENTO-OSSARIO DEI CADUTI
L’EPIDEMIA DI SCARLATTINA DEL 1868
LUCE ED ACQUA A CASTELFIDARDO
CASTELFIDARDO SU LA DOMENICA DEL CORRIERE (1903)
VITA AMMINISTRATIVA NEL SECONDO DOPOGUERRA (1946-1949)
RINGRAZIAMENTI

La bibliografia storica della nostra città si arricchisce di una nuova pubblicazione, anche se per ora disponibile solo in formato digitale: CASTELFIDARDO COM’ERA di Riccardo Sampaolesi.

Per illustrare di cosa si tratta riportiamo la presentazione che abbiamo fatto dell’opera e l’introduzione al libro nella quale l’autore ci spiega come è nato questo suo nuovo lavoro.

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Per raccontare la storia di una città ci sono vari modi: si possono narrare tutti i fatti accaduti in ordine cronologico in maniera più o meno dettagliata, ci si può soffermare solo su periodi più o meno lunghi, si possono approfondire solo determinati aspetti della vita economica, religiosa e civile della popolazione, e così via. Sempre di “storia” parliamo e sempre ripercorriamo le vicende e gli avvenimenti di un popolo e/o di un luogo anche se circoscritti nel tempo o nello spazio.

La nostra città ha conosciuto tanti “storici“ che l’hanno studiata e descritta sotto tanti aspetti, solo per ricordarne qualcuno tra quelli vissuti nello scorso secolo e che molti di noi hanno sentito nominare o addirittura hanno conosciuto, scusandomi con i lettori e gli interessati per l’elenco incompleto: Giosuè Cecconi, Cesare Romiti, Don Paolo Pigini, Don Giovanni Simonetti, Renzo Bislani, Paolo Bugiolacchi. Sulle loro tracce a continuarne il lavoro e lo studio del nostro passato per vivere meglio il presente e preparare il futuro ricordiamo alcuni nomi del nostro tempo come Marco Moroni, Beniamino Bugiolacchi, Paola Bontempi, Marino Cesaroni, Renato Biondini, Maria Catia Sampaolesi, Sandro Strologo e il nostro RICCARDO SAMPAOLESI oltre naturalmente a tanti altri che, anche se meno noti, hanno pur sempre studiato e lasciato una traccia della loro ricerca.

Per questo lavoro egli ha ripreso alcuni degli argomenti trattati nel citato lavoro di ricerca e studio svolto con la scuola approfondendolo con dati più completi arricchiti anche da molte novità e scoperte frutto della sua instancabile e incessante ricerca. Infatti la sua attenzione in questa raccolta è rivolta allo sviluppo della città intesa come spazi e luoghi la cui evoluzione, ovviamente, si porta dietro anche la storia di chi le ha edificate e quindi abbiamo un’ulteriore descrizione della nostra storia.

Quindi ogni argomento trattato si presenta come una “pillola di storia”, per ricordare una iniziativa del nostro compianto Presidente Renzo Bislani molto piaciuta e seguita dai concittadini, molto ben descritta e ricca di foto e fonti bibliografiche.

Rivedremo pertanto l’origine di alcune nostre chiese e conventi, il palazzo municipale, le porte cittadine con una reinterpretazione di ciò che credevano ben conosciuto e consolidato e che quindi aprirà la strada a nuovi studi e confronti tra gli storici, il cimitero napoleonico o cimitero storico – il primo cimitero costruito sul Monte Cucco – e il cimitero “militare” meglio conosciuto come “l’Ossario della battaglia”, oltre ad altre “pillole” inedite o quasi su avvenimenti del nostro passato.

Anche se non è un racconto cronologico e con un filo logico, tuttavia la lettura è scorrevole, chiara  e piacevole anche grazie alle foto e disegni.

Concludiamo queste note ringraziando vivamente Riccardo per averci donato spassionatamente  quest’ulteriore spaccato della nostra storia facendoci partecipi delle sue lunghe e approfondite ricerche.

Bravo Riccardo continua così e che il futuro ti riservi sempre nuove e interessanti scoperte per arricchire ancor più le conoscenze del nostro passato.

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Chiediamo quindi a Riccardo quali motivazioni ed interessi lo hanno spinto verso questo nuovo traguardo.

Da tempo la curiosità mi spingeva a domandarmi: com’era Castelfidardo prima delle profonde ristrutturazioni avvenute tra Settecento e Ottocento? Quali trasformazioni sono state operate? Com’erano precedentemente i palazzi, le chiese, le porte cittadine? Come si presentava Castelfidardo tra Medioevo e Rinascimento? Come si è trasformato nel centro storico attuale?
Con la speranza di poter ricostruire, almeno in parte, questo passato, più o meno lontano, ho intrapreso una ricerca sulle modificazioni urbanistiche del paese che ha avuto come fonte storica principale i verbali del Consiglio comunale fidardense conservati presso l’archivio storico cittadino. Restano purtroppo dei vuoti. Non ho trovato infatti informazioni sugli edifici privati e nobiliari: l’unico palazzo di cui vengono riportate le vicende è quello civico. Molte sono le notizie sull’ospedale degli infermi, ma non ho granché da aggiungere rispetto a quanto magistralmente scritto da Renzo Bislani in un’imperdibile pillola di storia fidardense.
Per quanto riguarda le chiese, la grande assente è la pieve di S. Stefano-Collegiata, per tracciare la storia della quale sarà necessario un approfondito studio dei documenti parrocchiali.
Il frutto di più di un anno di lavoro d’archivio è quindi il nucleo di questo libro che, ripercorrendo il format della mia precedente pubblicazione, Castrum Fidardum, è stato strutturato in una serie di capitoli, ciascuno su un diverso tema, posti in ordine cronologico. Precedono il cuore del racconto due capitoli sulle origini di Castelfidardo e della sua più famosa chiesa, quella di San Vittore. Nella seconda parte del libro ho invece cercato di delineare alcune novità urbanistiche fuori dalle mura come il cimitero di epoca napoleonica e il monumento-ossario dei caduti della battaglia del 1860. Inoltre ho soffermato la mia attenzione sullo stato desolato delle abitazioni dei poveri dopo l’unità italiana (si veda l’articolo sulla scarlattina del 1868) e sui tentativi di rendere Castelfidardo più moderno e pulito portando in paese la luce e l’acqua corrente. Il libro si conclude con un’incursione nel XX secolo: lo sviluppo dell’industria della fisarmonica e le novità del secondo dopoguerra ci condurranno alle soglie della memoria dei nostri anziani.
Questo lavoro contiene anche un capitolo che nulla ha a che vedere con l’urbanistica fidardense: ho voluto infatti ripercorrere nuovamente la vicenda umana di Myles Walter Keogh (si veda il mio articolo sulla strenna fidardense 2007) alla luce di un paio di documenti finora inediti che lo legano ancor di più alla nostra città. In particolare una lettera che può contribuire a chiarire alcuni aspetti della battaglia di Castelfidardo.

Riccardo Sampaolesi