Il Palazzo Tomasini

Il Palazzo Tomasini è una costruzione del XVIII secolo che ospita dal 1850 le Suore di Sant’Anna. Il palazzo fu acquistato, al prezzo di 2.100 scudi per conto della marchesa Giulia di Barolo e con atto di compravendita del 6 dicembre 1847, da Silvio Pellico divenuto segretario e bibliotecario di Palazzo Barolo per volere dei marchesi poiché era stato abbandonato da tutti dopo la tragica esperienza dello Spielberg. Quella fidardense fu la prima casa delle Suore di S.Anna nello Stato Pontificio. La struttura ospita anche una piccola cappella.

 

grotte SantAnna

Le grotte di Palazzo Tomasini

Il complesso di cunicoli sotterranei di Castelfidardo, risale probabilmente ad un periodo compreso tra il 1300 e la seconda metà del 1400; essi avrebbero avuto funzione di cantine, depositi, dimore

stagionali, ricoveri temporanei (soprattutto in caso di pericolo) e  di

vie di comunicazione con l’esterno  del castello e tra terzieri dello stesso.

I 51 sotterranei (27 nel Montebello, 15 nel Varugliano, 9 nel Cassero)

di Castelfidardo sinora individuati sono cunicoli di lunghezza non superiore ai 25 metri, con nicchie laterali e volta a botte. La larghezza degli ipogei varia da 1 a 1,6 m, mentre le altezze sono comprese tra 1,5 e 3 m. Le nicchie hanno generalmente le stesse dimensioni dei cunicoli principali.  Le volte e le strutture verticali sono in parte rivestite di mattoni e in alcuni casi le gallerie sono state rinforzate con archi a tutto sesto. Il pavimento è sempre in terra battuta.

E’ ragionevole presumere che in passato i complessi sotterranei fossero molto più estesi di oggi e che, nel corso del tempo, le variazioni apportate alla struttura urbanistica cittadina e la progressiva frammentazione delle proprietà private abbiano determinato la loro riduzione.

Le grotte di palazzo Tomasini costituiscono il sistema di cunicoli più esteso, oltre 100 metri complessivi con possibile comunicazione, oggi impedita, tra terzieri del Cassero e del Varugliano oltre che con l’esterno delle mura nei pressi di Porta S. Antonio, oggi denominata Porta Vittoria o Porta Marina.

Le grotte di Palazzo Tomasini sono scavate nella formazione plio-pleistocenica (circa 2 milioni di anni fa) costituita da strati di arenaria, sabbia e argilla depositatesi in ambiente marino.

Il sistema di grotte sotto Palazzo Tomasini è collocato a circa 7 metri di profondità dal piano stradale, in parte sotto allo stesso palazzo ed in parte sotto via Garibaldi. L’accesso alle grotte è realizzato tramite quattro rampe di scale che si sviluppano sotto via Garibaldi e lungo le quali sono ricavate delle nicchie, alcune delle quali risultano parzialmente sottostanti al fabbricato posto dall’altro lato della strada. Il sistema di cunicoli è caratterizzato da una pianta rettangolare costituita da quattro corridoi su cui, simmetricamente, sono distribuite delle nicchie. I cunicoli e le nicchie sono scavati a formare volte a botte al fine di essere autoportanti ed in alcuni punti sono rinforzati con strutture verticali (pareti ed archi) in muratura di laterizio. L’altezza media dei cunicoli è di 3 metri, la larghezza di 1,5 metri.

Sotto via XVIII Settembre e con accesso dai locali sottostanti alla cappella annessa all’Istituto Sant’Anna, è collocato un ulteriore cunicolo che si sviluppa in direzione dei fabbricati posti sul lato opposto di via XVIII Settembre in luogo dei quali, un tempo, sorgeva la chiesa di S. Antonio. Tale cunicolo, posto ad una profondità di circa 6 metri non è attualmente percorribile in quanto presenta uno sbarramento realizzato con una parete in muratura. Da rilievi effettuati è stato possibile costatare che tale cunicolo, un tempo, era direttamente collegato con il sistema di cunicoli di palazzo Tomasini, infatti nella parete che delimita a nord/ovest il pianerottolo intermedio delle scale sotto via Garibaldi è chiaramente visibile un’arcata tamponata con muratura in mattoni. Presumibilmente da questo punto era possibile accedere ad un altro sistema di cunicoli con diramazioni in direzione di via XXVIII Settembre e quindi verso il terziere del Varugliano e con via di fuga all’esterno della Porta di S. Antonio oggi denominata Porta Vittoria.

Arch. Fabio Pieroni