In occasione della imminente presentazione della nuova pubblicazione della Prof.ssa Maria Catia Sampaolesi anticipiamo un sommario del suo contenuto in attesa di conoscerlo direttamente dall’autrice il prossimo martedì 4 dicembre 2018 alle ore 18,00 nella nuova Sala Convegni Comunale al 1° P. dell’edificio che ospita anche il Supermercato “SI con Te” nella P.za Sant’Agostino di Castelfidardo.

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L’interesse nei confronti della didattica della storia e della ricerca storica su scala locale mi ha portato, una decina di anni fa, ad avviare la consultazione di materiali e fonti di documentazione sul tema dell’istruzione a Castelfidardo nella prima metà del Novecento. Ho avuto modo di utilizzarne una parte, relativa al periodo del fascismo, per un laboratorio didattico con i miei alunni; la curiosità mi ha quindi spinto ad andare ancora indietro e avanti nel tempo, esplorando un arco temporale di cento anni circa, dall’Unità d’Italia agli inizi degli anni ’60, delimitato da due provvedimenti legislativi di grande rilievo: il Regio decreto n. 3725 del 13 novembre 1859 del Regno di Sardegna, meglio conosciuto come legge Casati,  e la legge n. 1859 del 31 dicembre 1962, istitutiva della scuola media unica.

La mia attenzione si è focalizzata soprattutto sulla scuola elementare sia perché essa ha rappresentato per tanti anni l’unica opportunità di alfabetizzazione e acculturazione dei fidardensi, sia perché ho potuto attingere a una documentazione ampia e di lungo periodo, arricchita dai registri scolastici dell’archivio dell’I.C. Mazzini. Ho invece preso in esame in modo meno approfondito la scuola di Avviamento professionale, che pure tanta importanza ha ricoperto per la formazione al lavoro dei ragazzi e delle ragazze di Castelfidardo, e la scuola media, la più giovane delle istituzioni dell’obbligo a nascere nella nostra città, perché la documentazione reperita è risultata più limitata e perché la loro storia si colloca su un tratto più breve dell’arco temporale oggetto della mia ricerca.

Strada facendo, esaminando le fonti di documentazione, si sono delineate alcune ipotesi di lavoro alla luce delle quali rileggere la storia dell’istruzione nella nostra città. Il principale spunto di riflessione è scaturito dall’analisi del presente, cui è dedicato il primo capitolo, e da un dato di fatto: grandi sono stati i progressi compiuti a Castelfidardo dalla seconda metà del Novecento ad oggi in campo scolastico, ma – ci dicono i dati ISTAT – il livello dell’istruzione (superiore e universitaria) risulta ancora oggi inferiore (dati percentuali) a quello di altri comuni della provincia di Ancona. Perché e quando è nato questo gap? L’interrogativo, confermato anche dall’ultima rilevazione dell’Istituto Nazionale di Statistica, ha sollecitato la rivisitazione del passato alla ricerca degli eventi e dei fattori che possano offrire una risposta alla domanda. Ho quindi esplorato e considerato, attraverso l’analisi di molteplici documenti del periodo di tempo oggetto della mia ricerca, una serie di variabili: il tessuto socio-economico della città, la capacità e volontà dimostrata dalle amministrazioni comunali che via via si sono succedute di farsi carico della questione “istruzione” applicando la legislazione nazionale, le risorse messe in campo ed utilizzate, il ruolo svolto dai direttori didattici o da altre autorità scolastiche, dai docenti, dai discenti e dalle loro famiglie.  Tali variabili sono state messe in relazione tra loro, dando la “parola” ai documenti e alle fonti di archivio e attingendo contemporaneamente e, dove possibile, alla storiografia per leggere la realtà dell’istruzione a Castelfidardo in rapporto al più ampio contesto della storia nazionale. Ne è emerso un quadro interessante, ricco di luci e di ombre, non esaustivo, che verrà ricostruito capitolo dopo capitolo, fino a giungere a formulare delle risposte all’interrogativo di partenza.

La ricerca si snoda attraverso quattro periodi, cui corrispondono i capitoli 2, 3, 4 e 5 del volume. Il secondo, dal titolo “Dall’Unità d’Italia alla fine del XIX secolo”, con brevi cenni alla situazione dell’istruzione nella prima metà dell’Ottocento, è incentrato sul grosso lavoro in campo amministrativo e scolastico che si trova a dover affrontare la nuova classe politica fidardense, di ideologia liberale, all’indomani dell’Unità d’Italia. Essa si fa promotrice di vari provvedimenti a favore dell’istruzione elementare, che portano all’aumento del numero delle scuole urbane, alla nascita di quelle rurali e serali, all’apertura dell’asilo d’infanzia, che si aggiunge alle altre istituzioni caritativo-assistenziali presenti a Castelfidardo. D’altro canto numerosi sono i problemi che l’Amministrazione comunale deve tentare di risolvere, legati all’edilizia scolastica, al reclutamento degli maestri, ai rapporti con il Consiglio Provinciale Scolastico.

Il terzo capitolo “L’età giolittiana e gli anni della Grande Guerra” ci fa ripercorrere un periodo di circa 20 anni caratterizzato da significative trasformazioni in ambito nazionale e locale. Sono gli anni delle grandi riforme attuate dal governo liberale, con il sostegno dei socialisti, che interessano anche il campo dell’istruzione. A Castelfidardo il periodo è segnato dall’attività imprenditoriale e politica di Paolo Soprani e della sua Giunta. Grazie alla legislazione allora vigente grande impulso viene dato alle iniziative a favore dell’istruzione (progettazione edilizia, apertura di nuove scuole ….), per iniziativa del Comune e poi della Provincia a partire dal 1922, ma l’impiego dei fanciulli nell’industria degli armonici pone in maniera sempre più pressante il problema dell’evasione scolastica. Gli anni della Grande Guerra rappresentano un periodo di stasi, di difficoltà economica e politica, che si cristallizza con l’avvento della dittatura fascista.

Il quarto capitolo è appunto dedicato ad analizzare “Il ventennio fascista”. La ricchezza della documentazione, costituita soprattutto dalla “cronaca della scuola”, che fa la sua comparsa negli anni Venti nei registri delle classi elementari, consente di analizzare nel dettaglio molti e interessanti aspetti della vita scolastica dell’epoca, compresi quelli più propriamente legati all’ideologia fascista di cui gli insegnanti devono essere cinghia di trasmissione. E’ il periodo in cui la legislazione nazionale  consente l’apertura della scuola di Avviamento professionale, che a Castelfidardo conosce grande fortuna.

Il quinto capitolo del libro  “Dalla Liberazione alla metà degli anni ’60”  ci introduce nel clima dei “50 d’argento” e “60 d’oro” e del fervore di iniziative che li caratterizza anche nel campo dell’istruzione, sul versante dell’edilizia e dell’organizzazione della vita scolastica. Dopo l’esperimento della scuola media privata, avviato durante il secondo conflitto mondiale, si inaugura finalmente, nel 1951-52,  quella statale  e, a partire dal 1963-64, per disposizione di legge, l’Avviamento professionale cessa di esistere (garantendo la conclusione delle classi in corso) sostituito dalla scuola media unificata.

La parte conclusiva ci fa ritornare all’oggi sicuramente con una consapevolezza più matura e “critica” non solo del gap di cui sopra si è parlato, ma anche della nostra identità di fidardensi, delle nostre radici storiche e culturali.

Gli aspetti che ho sopra citato sono solo alcuni dei molti presi in esame dal lavoro di ricerca. Ogni capitolo muove da brevi informazioni di contesto sul periodo storico e soprattutto dalla normativa in campo scolastico (legislazione e programmi); poi si sofferma sulla realtà locale. Anche in questo caso, dopo sintetici riferimenti alla situazione politico-amministrativa e socio-economica, ci si immerge nella realtà dell’istruzione. Le variabili considerate sono quelle indicate in precedenza, più o meno le stesse in tutti i capitoli, ma le informazioni sono raggruppate in modo diverso dall’uno all’altro a seconda degli indicatori considerati, in parte simili, in parte diversi in relazione al periodo preso in esame e alla documentazione reperita.

Mi auguro che questo lavoro possa contribuire ad approfondire la conoscenza della realtà dell’istruzione nella nostra città, una storia fatta non solo di dati, strutture, leggi, regolamenti, strumenti, ma anche e soprattutto, sia in positivo sia in negativo, di scelte concrete, storie, persone, volti.

Maria Catia Sampaolesi