La Villa e il Palombarone

Villa Pace dei Conti Mei-Gentilucci

A sud-ovest  di Castelfidardo, nella contrada Fossaccio, sorge questa spaziosa dimora ottocentesca di proprietà dei Conti Mei-Gentilucci. Se la denominazione che reca poteva evocare sereni momenti di vita campestre, isolata come era rispetto all’abitato, questo oggi non può più dirsi dato l’espandersi dell’edilizia cittadina e la presenza di un campo sportivo sorto a poche centinaia di metri dalla villa con l’ingresso addirittura sul suo viale d’entrata. Sarà allora di consolazione osservare il disegno della villa come ci appare nel momento del suo massimo splendore quando la pace veniva interrotta solamente da eventi straordinari come il passaggio del papa Pio IX illustrato in una stampa del 1854 ove figura la corte che transita ai piedi della collina di Castelfidardo con la villa in bella evidenza: si racconta che Egli lì sostò per ammirare e benedire la fertile plaga circostante. L’edificio, a due piani, ha pianta ad “T” interrotta da un zoccolo sul lato nord, con forme semplici, secondo stilemi di architettura residenziale senza ricercatezze, ripete in tutto la struttura originaria che appare infatti segnata dal tempo, specie all’esterno; una maestosa scala di forme neo-classiche si innalza dall’entrata principale sul lato est e conduce ai piani nobili: al secondo si trova la splendida sala “rossa” dei ricevimenti e oltre quella “verde”, più raccolta ma egualmente elegante. Una serie di porte in successione apre su altrettante stanze che si estendono numerose su tutto il piano. Ma la singolarità della dimora sta nel suo rapporto con la corte agricola: questa, rappresentata dall’abitazione del colono, dalla stalla, dalle rimesse, dal forno, dai magazzini, abbraccia per tutta la circonferenza posteriore la villa come a cingerla di una sicura protezione ambientale nonché di mantenimento. Di tutto questo rimane comunque poco, come anche del giardino all’italiana e della limoniera sul versante orientale ma ancora una volta ci soccorre l’immagine del disegno d’epoca a ricordo degli antichi splendori. La dimora venne costruita nel 1830 per volere del Conte Francesco Gentilucci, di Montecassiano, che ivi aveva vasti appezzamenti terrieri: una sua figlia andò sposa al patrizio di Ancona, G. Battista Mei, proprietario del bel palazzo cinquecentesco, in via Birarelli, ora dei Missionari del Preziosissimo Sangue e già degli Acciaiuoli. A pochi chilometri di distanza sorgeva poi un’altra dimora del Mei-Gentilucci, ed era la villa Bella Aurora, già loro magazzino poi ristrutturato da Francesco, nipote del fondatore di villa Pace, la cui figlia sposò un Castracane di Fano; recentemente è passata ad altra proprietà che ha voluto renderla più consona al carattere attuale delle abitazioni moderne.

Torre Colombaia la Merla

Il rapporto tra ambiente urbano e rurale nella lettura del tipo edilizo a “Palombara”..

Torre Colombaia la Merla

Le Palombare nei beni fondiari della Santa Casa di Loreto.

Villa Bella Aurora magazzeno di Villa Pace – foto anni ’50