Pillole di Storia fidardense

a cura del Dott. Renzo Bislani

Luglio 1229 – Il diploma di Federico II

Castello (ghibellino) contumace alla chiesa fin dal 1224 parteggia ancora per l’imperatore e pertanto Rinaldo d’Este con un suo privilegio dato a Ripatransone nel marzo del 1229, promette di mantenere Castello libero con le proprie pertinenze nella sua indipendenza ed autonomia, fatta salva l’annuale regalia all’imperatore di ventisei denari per ogni fumante. Successivamente nel mese di Luglio, l’imperatore Federico II, a Bari conferma il privilegio concesso da Rinaldo riconoscendo la libertà comunale di Castello. Gli osimani promettono nuovamente fedeltà e aiuto ai castellani contro tutti purché non sia l’imperatore.
A San Germano l’11 luglio del 1230 Gregorio IX e Federico II concludono un accordo di pace e nella Marca viene inviato Milone vescovo di Beauvais. Dura resistenza  trova il nuovo rettore nella Marca e tra i primi gli anconetani, gli osimani e i castellani. Il Pontefice, con lettere minatorie, richiama all’ordine i contumaci alla Chiesa. Gregorio IX, stanco dei castellani ancora partigiani di Federico II, il 10 dicembre del 1232 minaccia di scomunica la città se nel termine di un mese non ritorna all’obbedienza.  I castellani, ad imitazione anche dei recanatesi ed anconetani (ora guelfi) ritornano opportunamente e immantinente sotto le sacri chiavi dando anima e corpo al papa.

Si rompe la tregua tra il papa e l’imperatore.  Finita l’alleanza entra nella Marca re Enzo, il figlio naturale di Federico II, a mettere a guasto le città che a lui non aderiscono.
Nell’ottobre del 1240 è “sopra Castello con forte nerbo di tedeschi e saraceni e tutto messo ferocemente a guasto, diroccate in gran parte le mura, abbruciate le case quasi dalle fondamenta, lo riduce all’ultima ruina.” I castellani hanno così ripagato malamente il loro voltafaccia.
Per fortuna, il papa Gregorio IX, altamente commiserando la deplorevole sciagura e compiacendosi della fedeltà alla chiesa dimostrata dai castellani con bolla di quell’anno medesimo li ricolma di moltissime lodi e di tali privilegi che Castello risorge per incanto e a spese della Chiesa ristorato ed abbellito. Meno male! La pergamena di “Federico II ai recanatesi” è conservata ed esposta al Museo Civico di Villa Colloredo-Mels di Recanati e racchiusa in una cornice. Perché non andare a vederla?

Federico II da una miniatura del XIII secolo “De arte venandi cum avibus”.

Ecco la traduzione dal latino della parte che ci interessa:

“Luglio 1229. Nel nome della Santa e Indivisibile Trinità. Federico, per grazia di Dio, imperatore sempre Augusto dei Romani, Re di Gerusalemme e di Sicilia. Se accettiamo i graditi servizi dei nostri sudditi, e se ricompensiamo le loro prestazioni con degni benefici, è accresciuta la loro sottomissione, essi stessi e gli altri sono stimolati ad offrire servizi più umilmente.

Poi, noi per il fatto che prestiamo attenzione alla vera sottomissione, alla sincera fedeltà, ai graditi servizi che tutti gli abitanti di Recanati, nostri fedeli, hanno sempre prestato devotamente a noi ed all’Impero e presteranno in futuro, li accettiamo per la speciale difesa e protezione dell’Impero, promettendo loro di tutelarli nella libertà e nella loro buona organizzazione e nello stesso di restaurare ed ampliare lo stesso Castello di Recanati, mantenendo tutte le leggi e i regolamenti, ossia i loro distretti, giurisdizioni ed altre cose ad essi pertinenti. Concediamo la libertà anche alle fattorie e agli altri edifici del proprio distretto. E se qualche castello, o qualche fattoria sono tenuti in possesso, o occupati da qualcuno o da alcuni (che non sono di Recanati), noi vogliamo che gli stessi abitanti di Recanati siano proprietari di questi beni senza subire alcun danno. Rinunciamo anche, a favore degli stessi abitanti del Castello di Recanati e di tutti coloro che appartengono a questo distretto, ogni tributo, quote o dazi che sono dovuti a me, o al Marchese, o a qualche Esattore, o al Nunzio, eccetto le trenta tre libbre del Ravennate e dell’Anconitano che devono essere offerte, ogni anno alla nostra Curia. Promettiamo anche che non metteremo a capo degli abitanti di Recanati nè del loro distretto, qualche Marchese come Sovrano, o Dominatore, o Esattore, o qualsiasi altra persona. Ma vogliamo conservare, nella libertà e nella loro buona organizzazione, Numana, Castelfidardo (Castrum Ficcardi), Camerano, Massignano e Sirolo con tutte le loro estensioni territoriali…(continua).

Una volta guelfi, una volta ghibellini e viceversa, per ritornare nel giro di una notte di nuovo ghibellini e poi guelfi, non era il barcamenarsi soltanto dei nostri antichi avi castellani ma era per le varie comunità di allora la tecnica per sopravvivere in tempi “variabili” sensibili ai rapporti di amicizia o di sfida tra l’Imperatore e il papa.

Dott. Renzo Bislani